1944 – 27 giugno: gli ostaggi di Trana

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trana trenino

 

 

 

 

235f Fassino convalescente al Trucco

 

 


 

 

27 giugno 1944 – Gli ostaggi di Trana

Il 27 giugno i tedeschi tornano in forze nella zona dei combattimenti e a Trana rastrellano il paese, prendendo in ostaggio quaranta civili e minacciando la fucilazione se non vengono restituiti i militi catturati alla polveriera di Sangano il giorno prima.

A muoversi per stabilire un contatto con i partigiani sono il medico condotto e il parroco Don Gianoglio, tramite il podestà di Giaveno Zanolli: il comandante Nicoletta viene rintracciato verso mezzogiorno e invitato a trattare con gli ufficiali tedeschi.  A differenza di quanto accaduto in aprile per i prigionieri di Cumiana, si stabilisce così un abboccamento immediato, senza mediazioni esterne, in cui Nicoletta assume tutta la responsabilità, anche perché gli manca il tempo per consultarsi col CLN di Giaveno.

Alle porte di Trana, Nicoletta si incontra con il maggiore tedesco che ha comandato le operazioni di rastrellamento: sono le prime ore del pomeriggio e manca poco alla scadenza dell'ultimatum.  Il colloquio si sviluppa secondo il copione consueto delle trattative per il rilascio di prigionieri: da una parte accuse di banditismo, dall'altra rivendicazione della legittimità della lotta di liberazione:

Nel giugno i rapporti di forza sono però diversi rispetto a tre mesi prima. Se la strage di Cumiana era maturata in un clima di controffensiva nazifascista, all'inizio dell'estate i rapporti di forza si sono rovesciati e l'arretramento delle truppe di Kesserling nell'Italia centrale ha indebolito i tedeschi anche davanti al movimento resistenziale o forse, dice Nicoletta “… dipendeva dal fatto che non era un SS, ma un ufficiale della Feldgendarmerie”.

Esauriti i preliminari, Nicoletta propone lo scambio dei soldati catturati alla polveriera con un gruppo di partigiani, primo dei quali Eugenio Fassino:

Il maggiore tedesco non si irrigidisce sulle posizioni iniziali e acconsente allo scambio, a condizione che i suoi prigionieri siano rilasciati subito e che i partigiani liberati siano solo tre. Nicoletta accetta, mandando a prendere i prigionieri al Forno, ma pretendendo che gli ostaggi di Trana vengano rilasciati sul momento.

Il camion con i prigionieri giunge da Forno verso sera, tra l'emozione della popolazione che si vede liberata dalla minaccia di ritorsione.  Il rilascio dei partigiani avviene invece il giorno successivo, perché rintracciare i partigiani, ricorda Nicoletta, è piuttosto complicato:

“Ho mandato a Torino Titano Fumato.  Un ufficiale tedesco l'ha accompagnato prima in via Asti, poi alle 'Nuove'.  Hanno rintracciato uno dei nostri, di cui non ricordo il nome, e Celeste Colla, un partigiano addetto al servizio rifornimento viveri che era stato catturato qualche giorno prima mentre si recava a Cesana con Gino Barberis per un incontro col parroco di Thures, don Marabotto.  Per Fassino è stato più complicato.  Dapprima era stato interrogato all'Albergo Nazionale, poi in via Asti dove avevano insistito perché attraverso la radio lanciasse un proclama per invitare i suoi compagni a consegnare le armi.  Di lì era stato trasferito alle Nuove e ricoverato in infermeria: la sera del 27, per l'aggravarsi della ferita, l'avevano portato alle Molinette.  Titano Fumato l'ha trovato lì e c'è voluto l'intervento del professor Usseglio, che lavorava ancora nell'ospedale, per convincerlo che non si trattava di un tranello, ma di uno scambio.”

La vicenda si conclude il 28, con l'arrivo a Giaveno dei partigiani rilasciati: Eugenio Fassino viene ricoverato nell'ospedale, in una stanza il cui ingresso è nascosto dietro un voluminoso frigorifero.

 

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