1943 – 22 ottobre: cattura del Maggiore Milano

Milano Luigi, maggiore comandante partigiano

 

 

 

 

 

 

 

 

Allais Italo



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lago grande

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

La cattura del Maggiore Luigi Milano

Il 22 ottobre, verso le 21.30, il maggiore Luigi Milano si trova all'albergo Lago Grande di Avigliana per un incontro con alcuni imprenditori sfollati organizzato dal proprietario e amico Italo Allais per trovare aiuti per i partigiani.

Al colloquio è presente anche la fidanzata del maggiore, una ragazza di Moncalieri

Nella serata sono passati dal Lago Grande Eugenio Fassino, che ha parlato col maggiore di una prossima azione in una caserma della Val di Susa, e Aldo Periale, che ha portato dal dinamitificio Nobel-Allemandi dei detonatori per gli attentati alla ferrovia Torino-Modane.

All'improvviso, un gran rumore di auto e di uomini armati.  Il maggiore ha appena il tempo di nascondersi in cantina, che i tedeschi spalancano la porta. L'interprete italiano chiede subito dove sia il maggiore Milano.  Il gruppo resta in silenzio, l’interprete ripete la richiesta dicendo di essere sicuro che il maggiore è lì. Poiché nessuno parla prendono due dei presenti e li portano fuori. Si sentono due spari.

Eugenio Fassino, uscito dall'albergo da pochi minuti, segue la scena nascosto sulla riva del lago, dove si era coricato bocconi per non essere visto dai soldati. All'interno del locale i tedeschi continuavano nelle ricerche e nelle intimidazioni, portando fuori i presenti a due a due. Restano solo Italo Allais e la moglie, quando anche loro stanno per essere portati fuori, il maggiore apre la porta della cantina e si consegna dicendo: “Il maggiore Milano sono io”. I soldati si scagliano su di lui, colpendolo con il calcio dei moschetti alla testa e allo stomaco.

Il maggiore viene portato direttamente al carcere delle Nuove, Italo Allais all'Albergo Nazionale di Via Lagrange, sede del comando germanico, per gli interrogatori: gli altri uomini presenti al Lago Grande sono invece rilasciati.  Ma l'azione tedesca non è ancora conclusa: una pattuglia si dirige verso Coazze e, in piena notte, fa irruzione nell'abitazione dei Valobra.  Il capofamiglia, Enrico, viene arrestato e condotto in carcere:

La perquisizione al Lago Grande e la puntata a Coazze sono frutto evidente di delazione.  Se è vero che il maggiore Milano è ormai noto ai comandi germanici (una settimana prima era stata posta una taglia per la sua cattura) e che l'albergo dell'Allais è un riferimento conosciuto, l'azione del 22 ottobre è tuttavia troppo precisa e mirata per essere casuale. I tedeschi vanno a colpo sicuro e dopo aver catturato il maggiore non continuano l'ispezione della casa, dove sono nascosti chili di dinamite e detonatori: l'arresto di Milano è il loro solo obiettivo.  Altrettanto precisa è stata l'azione a Coazze. Informazioni tanto esatte non possono essere fornite da un valligiano o da uno sfollato, ma da qualcuno che conosce bene gli spostamenti del maggiore.

Secondo Giulio Nicoletta il delatore è stato un finanziere di nome Beghetti, arrestato quel giorno a Torino col fratello Franco Nicoletta, portato all'Albergo Nazionale per l'interrogatorio deve aver parlato.

Secondo Italo Allais la responsabilità era invece di un certo Fossati, che dopo aver partecipato alle prime azioni partigiane si era accordato coi tedeschi. Viene pedinato, pare da Carlo Carli, su segnalazione dello stesso Allais e scoperto a frequentare l’Albergo Nazionale: non è la certezza della delazione di Milano, ma la prova di un'attività di spionaggio. Al ritorno in vallata, presso la borgata Sangonetto, il Fossati verrà affrontato da un gruppo di partigiani  e fucilato.

La delazione che ha portato all'arresto del maggiore Milano ha comunque sortito il suo effetto, decapitando l'organizzazione partigiana della Val Sangone.

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