1943 – 13 novembre: secondo rastrellamento

 

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13/11/1943 – Secondo rastrellamento

 

Il 13 novembre, un giorno dopo l'arrivo del nuovo comandante designato dal CLNRP, maggiore Torchio “Verde”, i tedeschi operano un nuovo rastrellamento.

Qualche giorno prima è scaduto il bando della Repubblica di Salò per la presentazione degli appartenenti all'ex esercito regio (Giaveno era uno dei centri di raccolta della provincia di Torino) e l'esito è stato sconfortante. I tedeschi decidono un'azione in Val Sangone e in altri centri piemontesi per scoraggiare la renitenza e offrire una dimostrazione di forza ed efficienza militare.

Alle ore 5.30 alcuni carri armati e camion carichi di tedeschi transitano per Giaveno, diretti verso Coazze. Qui la colonna prende una trentina di ostaggi fra i civili, che vengono trattenuti nell'oratorio parrocchiale, e prosegue verso il Ciargiour. L'indicazione è esatta, perché i partigiani sono stanziati nelle baite fra il Ciargiour, la Dogheria e il Palè, ma alcuni montanari avvertono i partigiani. Di fronte all'emergenza gli uomini che sino ad ora si sono distinti per capacità decisionali si assumono le responsabilità del caso e approntano una strategia difensiva, mentre il maggiore Torchio sparisce abbandonando le bande.

Giulio Nicoletta, sceso in perlustrazione con alcuni compagni, viene sorpreso, poco oltre il Mulino dell'Indiritto, dai tedeschi, che scendono dal Ciargiour. Dopo un breve scontro a fuoco riesce a sganciarsi, mentre la pattuglia di SS ridiscende verso Sangonetto.

Riuniti al Palé, i partigiani, non avendo armi adeguate ad affrontare i tedeschi ed essendo la valle troppo piccola per sfuggire a lungo alle pattuglie, decidono di dividersi: chi ha la possibilità di sistemarsi in vallata, dai parenti o da qualcun altro, torna a casa e si nasconde, chi invece non ha nessuno si sposta in valle di Susa.  Fassino, che ha dei contatti, avvertirà della cessazione del pericolo.

Alla consultazione sul da farsi partecipano anche i tenenti Cantelli e Bertolani, i quali decidono però di lasciare la valle per cercare di raggiungere le proprie abitazioni in Emilia. Con gli uomini, circa un'ottantina, restano i fratelli Nicoletta che li guidano verso la Valle di Susa. La ritirata è ostacolata da una pattuglia tedesca che intercetta la banda poco dopo la partenza. Nello scontro cade prigioniero Alvaro Tirabassi, poi deportato in Germania, ma il gruppo riesce a raggiungere le grange presso l’Abbazia di Monte Benedetto, sopra Villarfocchiardo in Val di Susa, dove resterà una ventina di giorni. Ostacolati dal maltempo, i tedeschi non li inseguono e non tornano in vallata nei giorni successivi.

Il rastrellamento di novembre non fa vittime tra i civili (gli ostaggi di Coazze vengono liberati alla partenza dell'autocolonna) e i danni sono limitati all'incendio delle baite del Ciargiour.

 

 

 

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