Colle Bione (Coazze, Sant’Antonino, Vaie) – Cippo Caduti Valsusa Val Sangone

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Colle Bione (Coazze, Sant’Antonino, Vaie)  –  Cippo ricordo dei partigiani caduti della Valsusa e della Val Sangone    

 

Don Gianni Gili, parroco di Valgioie e cappellano della frazione Indiritto di Coazze, benedice il cippo il giorno dello scoprimento, in occasione della festa di Sant'Antonio, nel giugno 1985. (Archivio privato Mauro Sonzini). 
 

col bione cippo

col bione lapide

COLLE BIONE QUOTA 1410
VIANDANTE FERMATI UN ISTANTE
E MEDITA!! IN QUESTE VALLI
MORIRONO TANTI GIOVANI
FRA I MIGLIORI D’ITALIA
NON DIMENTICARE CHE
ITALIANI, RUSSI
POLACCHI, CECOSLOVACCHI,
HANNO CONTRIBUITO CON
GRANDE VALORE ALLA LOTTA
DI LIBERAZIONE
1945 – 1985
A.N.P.I.
S. ANTONINO  VAIE
 
col bione lapide susa

 

 

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col bione cippo costruz

   Il cippo si trova sul pianoro erboso del colle Bione, in prossimità della cappella dedicata alla Madonna della neve. È stato costruito nel 1985, su iniziativa delle sezioni dell’A.N.P.I. di Sant’Antonino di Susa e Vaie, dagli ex-partigiani di Sant’Antonino Dionigi Giuliano ed Ettore Rumiano[1]. Sulla parte frontale del cippo è posizionata una targa che ricorda il sacrificio di tutti quei giovani «fra i migliori d’Italia» che morirono in Val Sangone ed in Valle di Susa per contribuire alla lotta di liberazione.

  Il fatto più importante che coinvolse l’area del colle Bione durante i venti mesi della Resistenza avvenne il 10 maggio 1944 quando il colle fu teatro di violenti scontri tra i partigiani ed i tedeschi. All’alba di quel giorno, infatti, i componenti della banda «Genio» (comandata da Eugenio Fassino), dislocati tra il colle Braida ed il colle Bione, vennero attaccati da reparti nemici, che, per cogliere di sorpresa i partigiani, avevano deciso di giungere dalla montagna. Il primo plotone ad essere investito dall’attacco è proprio quello di stanza al colle Bione, composto per la maggior parte da partigiani valsusini (soprattutto originari di Sant’Antonino di Susa) al comando di Lino Bressan. Sebbene presi alla sprovvista, non avendo previsto un attacco proveniente da quella parte, i partigiani – anche grazie all’aiuto di un altro plotone presente a borgata Mamel – riescono a reagire e costringono i tedeschi a rifugiarsi nella cappella presente sul colle.  Dopo tre ore, però, iniziano a scorgere numerosi camion tedeschi che risalgono la valle e decidono di disperdersi. Alcuni di essi scendono verso borgata Trucco, altri si ritirano nella zona del colle del Vento e dei Picchi del Pagliaio, le uniche non ancora colpite dal rastrellamento. Durante il ripiegamento perdono la vita Lidio Ferrero e Curzio Vanni, Lino Bressan viene ferito alle mani. Domenico Micheletta e Cesare «Tornani» Ramo, invece, decidono di ritornare a borgata Mamel per recuperare armi ed altri effetti personali. Vengono però sorpresi e Micheletta viene ucciso. Cesare Ramo, che riesce a scappare, sarà successivamente catturato ed ucciso il 16 maggio a Forno di Coazze, nell’eccidio della Fossa comune[2]

  Il testo inciso sulla targa sottolinea anche l’importante contributo che diedero alla Resistenza militari di altre nazionalità (cecoslovacchi, polacchi, russi). Fin dai giorni successivi all’armistizio, infatti, vi furono molte decine di soldati stranieri che rifiutarono l’arruolamento forzato nell’esercito tedesco preferendo aggregarsi alle nascenti bande partigiane. A ricordare l’impegno dei militari russi durante la lotta di liberazione c’è anche, presso l’Ossario di Forno di Coazze, una targa loro dedicata.   La dicitura riporta: «A 40 anni dalla vittoria sul nazi-fascimo (1945-1985). Ai partigiani e amici sovietici. I partigiani italiani». Tale targa è posizionata su un masso che reca in cima una scritta tracciata a vernice rossa: «Nessuno è dimenticato niente è dimenticato».

  Ai lati del cippo ci sono due iscrizioni, poste in rilievo sulla pietra e rivolte una a sud verso la Val Sangone e l'altra a nord verso la Val Susa, che ricordano l’attualità della lotta resistenziale ("Resistenza ora e sempre"). Sulla sommità vi è una stella.

Scheda tratta dalla Tesi di Laurea di Andrea Mortara

NOTE

[1] I dati sulla costruzione del cippo e le foto della costruzione e dell'inaugurazione sono stati forniti da Mauro Sonzini all’autore nel novembre del 2010.

[2] Un racconto circostanziato dei fatti accaduti al colle Bione durante il rastrellamento del 10 maggio 1944 si può trovare in Sonzini, Abbracciati per sempre, cit., pp. 46-48.

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