Monumento e targa ai Caduti

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Piazza della Vittoria  (Coazze)   – Monumento e targa ai Caduti

1940 – 1945

 

ALLAIS DOMENICO   CIVILE INT.

AMPRINO ARMANDO  PARTIGIANO

BRAMANTE MICHELE   SOLDATO INT.

DOVIS CANDIDO    PARTIGIANO

GHIRELLI FELICE    SOLDATO INT.

LUSSIANA ALDO   CIVILE

MARTOGLIO VALERIO   PARTIGIANO

MORO CARLO   SOLDATO DISP.

OSTORERO GIUSEPPE   SOLDATO DISP.

SEGRETI DANTE   SOLDATO

TABERNA GABRIELE   SOLDATO

TESSA CELESTINO    CIVILE INT.

CERUTTI MARIO SEVER.  CIVILE

GIACONE ALESSIO    CIVILE

GIACONE GIOVANNI    CIVILE

GIACONE GIOV. BATT.    CIVILE

GIACONE MICHELANGELO   PARTIGIANO

BRAMANTE CELESTINO    CIVILE

BRAMANTE LUIGI    CIVILE

GIOVALE ARENA MASS.   CIVILE

REGE TURO LUIGI    SOLDATO INT.

TONDA ANDREA    SOLDATO

OSTORERO AVELLINA    CIVILE

VECCO TERESA    CIVILE

VERSINO FELICE    PARTIGIANO

VALOBRA ENRICO    INT.

 

    

  Il monumento venne eretto nel 1927[1] (la lapide che ricorda i caduti della Seconda Guerra Mondiale è stata posta, su iniziativa del Comune di Coazze, nel 195)5.

Si trova in piazza della Vittoria ed è dedicato ai coazzesi caduti durante le due guerre mondiali e la Resistenza.

  La struttura, formata da 64 massi (uno per ogni caduto della Grande Guerra), venne realizzata da Carlo Rosa Brusin. In basso, sulla sinistra, si trova la lapide con l’elenco dei caduti. Sulla sommità è riprodotta la figura di un alpino (che tiene tra le mani un fucile) e, accanto, un’aquila. Poco più sotto vi è la scritta “Coazze ai suoi caduti. 1915-1918”. Entrambe le opere vennero realizzate dallo scultore di Borgosesia Carlo Conti. Il costo complessivo (finanziato anche da alcuni notabili locali) fu di oltre 80.000 lire[2].

  Il 13 novembre 1955, in occasione del decennale dalla fine della guerra, venne posizionata la lapide in ricordo dei caduti del secondo conflitto mondiale e della Resistenza. Posta su iniziativa del Comune di Coazze, la lapide venne donata dall’industriale farmaceutico Carlo Antonetto, villeggiante del paese. In segno di riconoscenza gli amministratori comunali decisero di intitolare al padre Marco (scomparso prematuramente in quello stesso anno) il nascente viale principale del paese, alla cui realizzazione contribuì economicamente anche la famiglia Antonetto. Viale Antonetto venne inaugurato nel 1957. Quattro anni dopo, in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, cambiò nome diventando viale Italia ’61. 

  Le vittime ricordate dal monumento sono in totale 90: 64 cadute durante la Grande Guerra, 26 durante la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza. Tra queste vi sono 13 civili, 8 soldati e 5 partigiani. Della maggior parte dei caduti si trova traccia in altre parti di questo lavoro, fanno eccezione soltanto Carlo Moro, Giuseppe Ostorero, Andrea Tonda ed Enrico Valobra. Moro, Ostorero e Tonda sono soldati (i primi due dispersi), Enrico Valobra è un civile. Valobra è uno dei primi esponenti di spicco della società civile della valle ad aiutare fattivamente la Resistenza. Industriale dell’abbigliamento di origine ebraica, Enrico Valobra nasce a Torino il 28 dicembre 1894. Sfollato a Coazze con la famiglia, fin dal settembre 1943 si prodiga nell’aiutare i soldati sbandati che cominciano ad affluire in Val Sangone. Come altri notabili della zona viene contattato dal maggiore Luigi Milano che intende individuare dei riferimenti all’interno della società civile della valle che potessero aiutare (anche da un punto di vista economico) il nascente movimento resistenziale. Valobra acconsente alle richieste del maggiore cedendo una baita di sua proprietà, che si trova al Ciargiour, e che diverrà la prima sede del comando partigiano in valle. Il 22 ottobre 1943 il maggiore Milano viene arrestato presso l’albergo “Lago Grande” di Avigliana. Quella stessa sera i tedeschi si recano anche a Coazze ed arrestano Enrico Valobra accusandolo di collaborazionismo con i partigiani. Entrambe le azioni erano state condotte a seguito di delazioni. Nel caso di Valobra il responsabile era un certo Luigi Beghetti, un finanziere che aveva fatto anche la staffetta per conto del maggiore Milano. Dopo la guerra Beghetti verrà processato per questo e per altri reati e condannato  in  contumacia a  venti anni  di  reclusione. Dapprima  incarcerato presso «Le Nuove», dopo sei mesi di detenzione, Valobra verrà trasferito nel campo di prigionia austriaco di Gusen I (uno dei sottocampi di Mauthausen) dove morirà il 23 marzo 1945 all’età di 50 anni.

Scheda tratta dalla Tesi di Laurea di Andrea Mortara

NOTE

[1] La data si può ricavare da annotazioni coeve presenti sul verso di alcune fotografie conservate nell’archivio privato della famiglia Rabajoli nonché da un articolo comparso su La Stampa, anno 60 numero 206 del 30 agosto 1927.

[2] Alcune notizie sulle modalità di costruzione del monumento sono tratte da un articolo di Ferruccio Brando comparso sul settimanale «La Valsusa» del 24 settembre 1983, conservato anch’esso nell’archivio privato della famiglia Rabajoli

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