Piazzale Luigi Milano (Coazze – Forno) – Finestra sulla Resistenza

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Piazzale Luigi Milano (Coazze – Forno)  – Finestra sulla Resistenza

Inaugurata nella forma attuale il 13 maggio 2012 (foto in basso), è stata pensata fin dal 1990, come punto di partenza per la visita dei luoghi della memoria resistenziale a Forno e nella Val Sangone. Nelle bacheche i pannelli illustrano in breve gli avvenimenti legati alla Resistenza locale e propongono gli itinerari di visita  e le mappe dei sentieri partigiani.

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FINESTRA RESISTENZA 13-5-12 (12)
 

Il piazzale Luigi Milano si trova in via della Resistenza. è un'area di accoglienza creata in seguito ai lavori di ristrutturazione dell'accesso all'Ossario dei Caduti e alla Fossa Comune, nella seconda metà degli anni Ottanta. Da questo slargo scende verso il Sangone il sentiero che porta alla Fossa Comune. Dopo un primo allestimento, con pannelli illustrativi e targhe commemorative, l'area è stata recentemente coperta e chiamata "Finestra sulla Resistenza", pensandola come punto di partenza per le visite guidate ai citati siti resistenziali dell'Ossario e della Fossa Comune.

Il primo allestimento predisposto dal Comitato per l'Ossario di Forno di Coazze nel 1991 prevedeva tre cippi agli angoli della piazzetta e una serie di bacheche con pannelli informativi sulle principali vicende della Lotta di Liberazione in Valle.

I lavori di copertura del piazzale, finanziati dalla Regione Piemonte, sono iniziati ufficialmente nel maggio del 2011, contestualmente all'inaugurazione del Totem della pace dello Scultore Mario Molinari e della visita del Presidente del Comitato delle celebrazioni di ITALIA 150 Giuliano Amato.

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 Nell'angolo di nord-ovest del piazzale Luigi Milano, accanto all'asta della bandiera, è stato collocato nel 1990 un cippo in pietra a vista recante due targhe:

– sopra quella che intitola a Luigi Milano, primo comandante partigiano in valle, il piazzale e il sentiero che scende alla Fossa comune,

– sotto quella che riporta la celebre frase del politico e giurista fiorentino Piero Calamandrei (1889 – 1956) pronunciata durante un discorso tenuto a Milano il 26 gennaio 1955, che bene si adatta alla situazione della Val Sangone.

 
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A QUESTA PIAZZETTA E AL VIALE / I PARTIGIANI E VALLIGIANI / RICONOSCENTI / AFFIDANO IL RICORDO / DEL MAGGIORE DEGLI ALPINI / GINO MILANO / FONDATORE E 1° COMANDANTE / DELLE FORMAZIONI PARTIGIANE / VAL SANGONE

LANCIANO 1909 – ROMA 1951

piazzale milano targa calamandrei

SE VOI VOLETE ANDARE / IN PELLEGRINAGGIO / NEL LUOGO DOVE É NATA / LA NOSTRA COSTITUZIONE / ANDATE NELLE MONTAGNE / DOVE CADDERO I PARTIGIANI / NELLE CARCERI / DOVE FURONO IMPRIGIONATI / NEI CAMPI / DOVE FURONO IMPICCATI / DOVUNQUE É MORTO UN ITALIANO / PER RISCATTARE / LA LIBERTÁ E LA DIGNITÁ / ANDATE LÍ O GIOVANI,  COL PENSIERO / PERCHÉ LÍ É NATA / LA NOSTRA COSTITUZIONE

PIERO CALAMANDREI

    La targa, dedicata al maggiore Luigi Milano, è posta sul lato destro del piazzale, su una colonna in pietra. Al di sotto di questa targa vi è quella che riporta una celebre frase tratta da un discorso di Pietro Calamandrei.

  Luigi Milano, primo comandante della formazioni partigiane in Val Sangone, nasce a Lanciano (Chieti) il 28 giugno 1909. Il padre, Francesco, è professore e storico. A seguito del diploma di maturità classica, il 9 novembre 1928 Milano entra come allievo ufficiale nella Reale Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena. Dopo aver frequentato anche la Scuola di Applicazione, il 7 luglio 1931 viene assegnato 7° reggimento Alpini con il grado di sottotenente. È volontario (per tre anni) in Africa orientale dove viene decorato con una Croce di Guerra al valor militare. Dopo lo scoppio della guerra è impegnato prima in Francia e successivamente in Albania. Proprio qui, il 1 febbraio 1941, viene gravemente ferito e deve fare ritorno in Italia. Dopo alcuni mesi di convalescenza Milano viene assegnato al battaglione “Val Chisone” ed inviato in Montenegro, dove avrà ai suoi ordini i sottotenenti Nino Criscuolo e Sergio De Vitis. Terminata l’esperienza montenegrina nel dicembre 1942 e promosso  maggiore, Luigi Milano viene destinato in Liguria. Qui rimarrà fino all’8 settembre 1943 quando, consapevole della necessità della nuova lotta contro i tedeschi, deciderà di dirigersi con alcuni uomini del suo battaglione verso Avigliana  e Giaveno. In questi luoghi, prima della guerra, aveva stabilito solidi rapporti di amicizia (in particolare con Italo Allais, gestore dell’albergo “Lago Grande”). Dopo alcuni giorni Milano ed i suoi iniziano a reclutare i primi soldati sbandati. In breve tempo, anche grazie alla notevole esperienza militare del maggiore, vengono organizzate le prime bande partigiane della valle e si effettuano i primi «colpi». La sera del 22 ottobre in seguito ad una delazione il maggiore Milano viene arrestato mentre si trovava all’albergo Lago Grande” di Avigliana. Condotto in carcere a Torino sarà a lungo torturato. Dopo sei mesi viene liberato ma le sue condizioni di salute sono precarie. Nonostante numerosi ricoveri in sanatorio non riuscirà più a riprendersi e morirà a Roma il 4 giugno 1951. 

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ALLA MEMORIA / DEI COMBATTENTI CADUTI / SUI FRONTI DI GUERRA / E DEI MORTI / NEI CAMPI DI PRIGIONIA 

(10.6.1940 – 8.5.1945) 

 Il cippo, dedicato «alla memoria dei combattenti caduti sui fronti di guerra e dei morti nei campi di prigionia», era stato collocato nell'angolo di sud-est del piazzale Luigi Milano ed era posto parallelamente all’altro cippo che ricorda la Resistenza in Val Sangone. Con la sistemazione del 2014 i due cippi, con relative lapidi, sono stati spostati a nord verso la strada, all'ingresso del piazzale.
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GUERRA E RESISTENZA NELLA VAL SANGONE

6.9.1943 – 25.4.1945

27 RASTRELLAMENTI

197 CADUTI CIVILI

433 CASE DISTRUTTE

298 CADUTI PARTIGIANI

  Anche questo cippo, posto in parallelo all’altro, si trova sul piazzale dedicato al maggiore Milano. Vi si ricordano i venti mesi della Resistenza in valle attraverso alcuni dati numerici (numero di rastrellamenti, caduti civili e partigiani, case distrutte). Dati che evidenziano quanto la lotta partigiana abbia dato in termini di vite umane, circa 300 morti. Assai eloquente anche il dato dei caduti civili, circa 200, e delle centinaia di case distrutte. Le rappresaglie nazifasciste hanno fatto pagare un alto tributo a tutta la popolazione. A questo proposito significativa questa riflessione di un partigiano:  

OMAGGIO ALLA VALLE DEL SANGONE

Sono uno dei tanti che qui vennero per una scelta meditata, o per sfuggire alle razzie dei nazi. Avevo guardato a lungo dalla pianura le cime svettanti delle montagne che cingono la valle e mi ero convinto che qui avrei trovato un buon rifugio nelle pause della guerra!

Non sono state le montagne, le nostre difese! Dall'alto, venendo su dalle valli di Susa e Chisone, i nazi ci piombavano addosso più rapidi di quando venivano dalla pianura. Non era una valle sicura, eppure dal Forno al Col Bione, dall'Indiritto a Pianca, dalla Maddalena al Selvaggio, per diciotto lunghi mesi, qui vivemmo anche quando il nemico, stanco di crederci distrutti e di sentirci vivi, venne a stabilire i suoi presidi in valle.

Non furono le montagne, la nostra forza! non lo furono i boschi o i sentieri impervi!

La fonte della nostra resistenza è stata la gente della valle. Tutta la gente: il montanaro del Palè, del Forno, di Monterossino, di Valgioie, il contadino con il suo fazzoletto di terra, la famiglia dell'operaio, il professore, il medico, il notaio, il sacerdote, il commerciante, l'industriale.

Abbiamo dormito nelle vostre case e Voi vegliavate per noi!

Ci avete offerto il vostro pane e poco ne avevate per voi!

Avete taciuto di noi quando il nazi Vi tormentava e Vi prometteva compensi!

La nostra affettuosa eterna riconoscenza a Voi della Valle del Sangone.

Un partigiano

( in "Ricordi e immagini della Resistenza in Val Sangone").

Scheda tratta dalla Tesi di Laurea di Andrea Mortara

 
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