Missione Alleata

 

LE MISSIONI ALLEATE in VAL SANGONE

Missione Zur/4

Cap. Patrick O'Regan

S. ten. Livio Rivosecchi G.D.F. (poi Generale)

RTF Mario Nocerino

(Il comandante della missione Magg. Hamilton risiedeva in Francia)

Sede: Maddalena, S. Bernardino, Cumiana, None.

 

 

 

Missione POM (O.S.S.)

Ing. Luigi Segre ("Silvio")

Interpr. Marco Herman

2 cecoslovacchi

Sede: Mollar dei Franchi

 

 

 

Missione FERRET

PROF. Bruno Leoni

leoni bruno missione ferret

 

 

 

 

 

 

 

 

RTF Serg. Trosa

(per assistenza ex prigionieri inglesi)

Sede: Balangero

 

 

 

MISSIONE ALLEATA

Il primo contatto con gli alleati in Val Sangone avveniva nell'inverno 1943/1944, quando l'ingegner "Marelli" (Carlo Mussa Ivaldi) si incontrava alla borgata Rosa di Coazze con i comandanti delle bande per organizzare l'espatrio in Svizzera degli ex prigionieri inglesi. Però l'organizzazione di 'Marelli' non era in grado di assicurare la mediazione.

Un secondo contatto veniva avviato in aprile con l'"Organizzazione Franchi" di Edgardo Sogno tramite Ugo Campagna, rapporti personali, più che rapporti del C.N.L.

Il risultato era un lancio nella zona del Palè, sopra l'Indiritto, la notte fra il 2 e 3 maggio. La situazione della vallata rifletteva le contraddizioni generali del rapporto fra alleati e movimento partigiano. Quando nel novembre 1943 Ferruccio Parri e Leo Valiani si erano incontrati a Certenago con i rappresentanti degli angloamericani chiedendo l'inserimento dell'attività partigiana nel quadro operativo della guerra alleata, avevano trovato degli interlocutori freddi e diffidenti: Allen Dulles e John Mc Caffery, rappresentanti dei servizi segreti americano e britannico, avevano rifiutato l'impostazione "mazziniana" di guerra di popolo che Parri e Valiani prospettavano, sollecitando invece la creazione di una semplice rete di nuclei di tecnici e di sabotatori.

La situazione era parzialmente mutata in primavera, con la creazione del governo di unità nazionale nel Regno del Sud e il contemporaneo crescere del movimento resistenziale al Nord. Preoccupati dalle possibili conseguenze politiche di una lotta di liberazione in cui le forze di sinistra erano elemento trainante ma, nel contempo, militarmente interessati ad un'attività che impegnava numerose forze nemiche, gli alleati paracadutavano nell'Italia occupata le prime missioni: si trattava di ufficiali incaricati di assistere gli ex prigionieri, di organizzare lanci di viveri e di armi, di raccogliere informazioni sulla consistenza e sulla disposizione delle forze armate tedesche, ma anche di studiare il movimento partigiano, di verificare l'affidabilità politica, di condizionarne, dove possibile, gli orientamenti.

Le prime missioni inglesi e americane – ha scritto Roberto Battaglia – seguono una politica ben precisa: non solo stabiliscono la loro sede presso il comando delle formazioni che esse ritengono, a torto o a ragione, 'più a destra', non solo evitano di far capo ai CLN cittadini e agiscono ognuna per proprio conto, ma seguono una costante politica di discriminazione nei lanci.

In quest'atmosfera generale giungeva in vallata, a fine luglio, il capitano irlandese Patrick O'Regan, con l'incarico di stabilire il collegamento con le formazioni delle valli di Susa, Sangone e Chisone. Il capitano si trasferiva in Val Sangone per la sua centralità geografica rispetto all'area di competenza e si stabiliva presso il comando della brigata. In vallata il capitano restava sino ad ottobre quando, dopo essere passato in Francia, raggiungeva da Marsiglia il comando alleato nell'Italia meridionale; a fine novembre tornava nella zona di Torino stabilendosi in pianura, a None, presso il dottor Michele Ghio, dove rimaneva sino alla Liberazione.

La missione O'Regan (in codice ZUR/4) che si avvaleva della collaborazione di un radiotelegrafista italiano, Mario Nocerino "Renato") organizzava due primi lanci nella zona della Maddalena, con cibo e vestiario per gli ex prigionieri e alcune casse di sten ("un'arma rustica, a tiro rapido, capace di sopportare anche una caduta a terra o la pioggia senza subire grossi danni"). Si trattava di aiuti deludenti, come annotava il capitano "Leo" (Bruno Leoni), ufficiale italiano addetto ad un'altra missione britannica, entrato in contatto con i partigiani della Val Sangone a fine ottobre.

Gli aiuti diventavano più consistenti durante il secondo periodo di attività di O'Regan in Val Sangone. All'inizio di dicembre c'era un lancio abbondante di armi e munizioni nella zona di Prafieul. In seguito il capitano inglese individuava un'area più adatta allo scopo in pianura, tra Airasca e None: i partigiani della vallata formavano una squadra addetta al recupero del materiale, intitolata a "Edo Dabbene" (caduto durante il rastrellamento di maggio) e comandata da Michele Ghio, ex podestà di None entrato nelle file della Resistenza:

Oltreché di aviolanci, la missione ZUR/4, guidata dal capitano O'Regan, si occupava dell'assistenza ai prigionieri alleati, cercando di farli espatriare. Era il caso, a fine dicembre, di dodici aviatori americani, costretti ad un atterraggio di fortuna presso Airasca e salvati da un partigiano della Val Chisone, che li nascondeva in un cascinale presso Cumiana.

La missione O'Regan non era l'unica presente in vallata. Presso il comando della brigata "Campana"(bande partigiane), al Mollar dei Franchi, c'era la missione POM (O.S.S.) guidata da "Silvio" (Luigi Segre), organizzata dagli americani per avere informazioni dirette sulla situazione locale.

A Balangero c'era, invece il capitano "Leo" ufficiale della missione britannica FERRET, incaricato di organizzare dei campi di transito per raccogliere prigionieri alleati da tutto il Piemonte. Si trattava però di missioni minori. Quella di 'Silvio' non era ufficialmente accreditata, quella del capitano 'Leo' è durata pochi mesi perché il rastrellamento di novembre-dicembre ha tolto la possibilità dei campi di transito.


 

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