Renitente alla leva

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manifesti ribelli renitenti

RENITENTE ALLA LEVA

Renitente alla leva è chi non si presenta alla chiamata del servizio militare di leva. Il fenomeno della renitenza fu particolarmente consistente durante la Repubblica di Salò ed alimentò le fila dei partigiani. I bandi della repubblica sociale, minacciosi nel linguaggio ma contraddittori nella sostanza, rivelavano il disagio del governo fascista di fronte ad una situazione ingestibile: al decreto del 18 febbraio 1944 che comminava la pena di morte ai renitenti delle classi 1923-1924-1925, aveva fatto seguìto, ai primi d’aprile, un condono per gli sbandati.  Quindici giorni dopo, nella seduta del 18 aprile, il Consiglio dei ministri ritornava alla maniera forte, stabilendo pene varie per i collaboratori delle bande e la fucilazione immediata dì chiunque fosse trovato in possesso d'armi.

In effetti la chiamata alle armi delle classe 1923-1925 e la legge del 18 febbraio che sanciva la pena di morte per i renitenti avevano sortito un effetto opposto a quello sperato dal regime di Salò,  su 180.000 giovani in età di leva, solo 87.000 si erano presentati ai distretti.  La situazione della provincia di Torino rifletteva i dati nazionali: i comandi militari informavano la prefettura che su 2.997 giovani della classe 1925 solo 1.272 si erano presentati, mentre i restanti 1.725, pari al 57,20 per cento, risultavano renitenti. Chi non rispondeva alla chiamata saliva in montagna e si aggregava alle formazioni partigiane, i rastrellamenti oltre che a debellare i partigiani puntavano a recuperare renitenti e operai da inviare in Germania.


 

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