Carli Carlo “Tenente Carli”

FB10CA1

Carli Carlo (“Tenente Carli”)

(Pontebba, UD 1920-1944)

Al momento dell’armistizio dell’8 settembre 1943, era studente di chimica all’Università di Torino e sottotenente d’artiglieria alpina.

Dopo lo sbandamento dell’esercito, raggiunse Bussoleno e partecipò alla Resistenza con il nome di battaglia “Tenente Carli”, unendosi al gruppo partigiano di San Giorio.

Grazie alle doti d’intelligenza e determinazione, assunse il comando del gruppo, che crebbe fino a contare oltre 50 uomini e stabilì le sue basi in val Gravio. Diresse quindi una sistematica guerriglia, basata sul disarmo di nazifascisti, sulla neutralizzazione di spie e sui sabotaggi di linee elettriche e telefoniche.

Queste azioni si rivelarono tanto incisive da indurre il comando tedesco a ordinare il rastrellamento di San Giorio, che fu però respinto dai partigiani. Ad inizio novembre, tuttavia, nuovi attacchi convinsero Carli a spostare il suo gruppo nella zona di Villardora, da dove fece partire audaci incursioni ad Avigliana, Valdellatorre e Rivoli. Soprattutto, il gruppo si distinse per aver sottratto a un deposito del Dinamitificio Nobel presso Villarfocchiardo 30 quintali di esplosivo plastico, poi usati per sabotare la linea Torino-Modane. Le iniziative partigiane provocarono la reazione dei tedeschi, che dapprima vietarono la circolazione degli autoveicoli e poi imposero il coprifuoco notturno nella media e bassa valle. A fi ne novembre tali misure spinsero Carli a riportare il suo gruppo a San Giorio, ma il raff orzamento dei presidi nazifascisti nella valle, in vista di un sistematico rastrellamento del territorio, fece precipitare la situazione. Con l’approvazione del Comitato di liberazione nazionale piemontese, a metà dicembre egli sciolse così il suo gruppo, per poterlo ricostituire a emergenza cessata.

A metà gennaio del 1944, quando circa 10.000 nazifascisti presidiavano la valle, Carli decise di far rientrare i suoi uomini sui monti di San Giorio. Dopo aver recuperato armi nelle caserme dell’alta valle, s’impegnò a procurare equipaggiamenti e viveri e, per questa ragione, il 21 gennaio giunse ad Avigliana. Alla stazione ferroviaria, fu però segnalato da una spia e, accerchiato da una cinquantina di fascisti della Guardia nazionale repubblicana, ucciso sul posto. Il suo corpo fu lasciato a giacere per ore sulla strada e, solo dopo l’arrivo della madre che pure venne percossa e insultata dai fascisti, poté essere sepolto.

 

Successivo 1943